martedì 12 giugno 2012

PORTAPALAZZO


Ho scelto Porta Palazzo.
Decisi di venire a vivere qui ancora nel 2007. Ero allora a Venezia, abitavo e lavoravo in un'isola, molto bella e molto tranquilla. Uno potrebbe pensare che sia la dimensione ideale, con una piccola comunità dove tutti si conoscono. Non è così, purtroppo il livello delle relazioni, come spesso capita nei piccoli paesi, era tristemente abbruttito e ne ho patito anche io, tra l'altro rimanendo 'straniero' nonostante vi abbia abitato 15 anni!
Da allora l'interesse per la migrazione e le persone che lasciano il proprio paese è diventato sempre più forte e l'amore per il Marocco è andato aumentando ogni viaggio di più (ci andavo per evadere dall'isola...). Porta Palazzo, dove finalmente abito dal gennaio 2011, mi permette di vivere quotidianamente l'esperienza del viaggio e quella dell'incontro con le persone migranti e non solo.


Il Viaggio: come ben sanno quelli che organizzano passeggiate turistiche a Porta Palazzo, il luogo si presta particolarmente per l'immersione in diverse culture, ambienti, gettando chi vi si trovi in un immaginario viaggio per il mondo. Una zia che non veniva qui da tempo (ed abita in Barriera di Milano, tra l'altro!), venendomi a trovare un sabato, scesa dall'auto, ha strillato “Ma qui è Africa!”.
Si, il mercato attira soprattutto stranieri, da tutta la città e da tutto il Piemonte. Di sabato ciò è evidente e la mescolanza di persone provenienti dai più disparati paesi crea un'atmosfera di allegria e confusione. Sotto casa mia, via Noé 4, il passaggio è allora continuo. Affacciandomi dal balcone al secondo piano sulla via posso passare pomeriggi interi ad ammirare il mondo che passa, il chiacchiericcio, le strida di bimbi che corrono liberi per la strada dove c'è anche traffico, e il tram 4 è persino pericoloso (quando entra nella strettoia dell'inizio di corso Giulio Cesare si avvicina pericolosamente al marciapiede... Ma esso attraversa tutta la città, da Mirafiori alla Falchera e ne vede di tutti i colori, non si spaventa di far paura in un tratto così breve di strada!!!)... L'affollamento all'uscita della moschea (Moschea della Pace, in corso Giulio Cesare), di uomini magari in gillaba o caffetano, o di intere famigliole marocchine...
Le parole gridate, le risate e i litigi dei piccoli spacciatori che si alternano tra i gradini di casa mia, l'ingresso della moschea, quello delle panetterie maghrebine o del nuovo albergo ristorante San Giors... Finisci per conoscerli, salutarli, e poi magari spariscono (in carcere?) per un po' di tempo...
Osservo dal balcone e lentamente alcune figure cominciano a far parte del mio quotidiano. Come la cartolaia più disordinata del mondo sul lato opposto di Corso Giulio Cesare, che a volte passa le serate estive chiacchierando con i giovani maghrebini che popolano la strada fino a tardi.
Il via vai strepitoso della panetteria marocchino-tunisina, che mi dicono abbia incassi di 7000 euro di sabato (ed è sempre aperta, addirittura dalle 7.30 del mattino a sera inoltrata)... Il lavoro intorno alle macellerie halal, dove mi servo anche io da quando non son più vegetariano.

L'incontro: le amicizie nel quartiere sono nate qui: macellerie islamiche, panetterie marocchine (buonissima quella di via Noé 6), caffé marocchino di Borgo Dora ( a due passi da casa) dove fumare la shisha (narghilé) per soli 5 euro e scambiare quattro parole con gli altri avventori, quasi tutti giovani marocchini. O bevendo anche solo un té alla menta, così profumato e soprattutto dolce, che pervade il quartiere col suo profumo, a partire dai capannelli di venditori attorno al mercato di piazza...
A volte può capitare che un ragazzo apra la sua borsa piena di vestiti da vendere proprio sul marciapiede e sembra incredibile, ma vi resiste fino a sera vendendo la sua merce a chi passa, anche qui, appena fuori dal mercato...
Il mercato sta alle spalle, non si vede, ma contamina, corrompe, colora tutto il quartiere.
Poi ci sono i vicini.
All'inizio l'esperienza di vicinato fu quella del cortile interno, tra i condomini di Piazza della Repubblica, corso Giulio Cesare, via Noé e Piazza don Albera. Affacciandomi dal ballatoio, al terzo piano, perché sul retro il piano terra sta molto più in basso, vedo il lavoro del falegname e lo sento soprattutto, dal mattino presto, anche di domenica quando viene a liberare i cagnolini che lascia in falegnameria... Tiene vivo il cortile e lo governa con decisione, è il suo territorio. C'è la lotta per il parcheggio, tra i privilegiati che posseggono le chiavi del cancello, e c'è la legge non scritta dettata da chi lavora qui e per questo si sente più padrone di altri, come i gestori della fornitissima ferramenta che dà su corso Giulio Cesare, persone all'apparenza burbere, ma evidentemente pazienti, tanto da trovare quasi sempre soluzioni per qualsiasi richiesta anche di pezzi minuscoli. C'è poi la signora che passa l'estate sul ballatoio e anche lei cerca di governare il cortile dall'alto, come una regista, tanto che Mehdi l'ha ribattezzata 'Telecamera'... E ci sono tanti operatori del mercato, che a volte si intruffolano nel cortile, magari grazie a 'entrature speciali' e parcheggiano i loro furgoni in maniera ritenuta da altri abusiva...
Un gran via vai anche qui nel cortile, che si placa solo di domenica.
Quando non c'è mercato.
Poi, l'esperienza di vicinato s'è ampliata, soprattutto d'orizzonte, con l'incontro all'Arcabalenga di via La Salle con l'associazione Fuori di Palazzo. E anche con lo scambio tra gestori di Bed and Breakfast, che pare nascano come funghi anche da queste parti. Il mio si chiama Casablanca, perché Torino è Casa Mia, ma è anche Casablanca.

Testo scritto per il Progetto Mot de passe dell'artista Giuditta Nelli, Porta Palazzo 02/06/2012

SCOPRIPORTAPALAZZO

Scoprire che Porta Palazzo è un mondo intero aperto e accogliente: ecco il sito del Progetto The Gate su Porta Palazzo!

 

2 commenti:

  1. Le risate dei piccoli spacciatori ??? Ma di cosa parli ? Ma stai vaneggiando ?

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    1. parlo di quello che hai letto. E tu, invece, di cosa vorresti che si parlasse?

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